In lontananza si avvertono spari che fendono il silenzio della natura selvaggia e fiera in cui siamo immersi. Il cielo terso è macchiato qui e lì da rade vaporose nuvole bianche che creano un fittizio senso di serenità e dalla prateria s’intravede l’orizzonte interrotto da una maestosa catena montuosa. In lontananza dalle montagne salgono fini pennellate di fumo provenienti dagli accampamenti di nativi americani.
Correva l’anno 1873 e gli scontri tra Indiani e giubbe blu sono ormai una consuetudine, la sete di potere e conquista dell’uomo bianco diventa implacabile tanto da pretendere le terre di quelli che sono i veri Americani, coloro che per millenni hanno rispettato l’ambiente in cui vivevano, da loro ritenuto sacro. Qui nel Forte del 7° cavalleria il clima è teso e tutti sono pronti a partire in battaglia da un momento all’altro.
Entra proprio ora nel Forte un gruppo alcuni ufficiali di rientro dal fronte che portano una notizia sconvolgente: il Capitano Edward Ironsted, scomparso da più di un anno e reputato morto, è invece sorprendentemente vivo.
Dalle informazioni di alcuni nativi Black Foot, il Capitano ha votato la sua vita alla causa nemica e ha buttato l’uniforme per indossare quella del combattente Sioux, e pare sia chiamato Grande Barba.
Io Edward lo conoscevo bene già dall’accademia e queste immagini sono il ricordo in suo onore.
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